Femminicidio di Saman Abbas: il movente del matrimonio forzato in questione

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OMICIDIO DI SAMAN ABBAS: LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA

Alcuni giorni fa sono uscite le motivazioni alla sentenza per l’omicidio di Saman Abbas, la ragazza diciottenne pakistana che viveva a Novellara con la sua famiglia uccisa la notte del 30 Aprile del 2021 dai suoi familiari. Una sentenza che condanna i suoi genitori (la madre di Saman è ancora libera) e uno zio per averla uccisa, ma che non riconosce nel rifiuto della ragazza a un matrimonio forzato il movente che sottende il suo femminicidio.

RIFLESSIONI SUL CASO SAMAN ABBAS

Come professionista che da anni lavora al fianco delle donne vittime della violenza maschile, e che pertanto ha avuto modo di sostenere e accompagnare nel loro percorso di emancipazione anche ragazze pakistane che si sono ribellate alla scelta imposta del matrimonio forzato, questa ricostruzione processuale mi porta inevitabilmente e fare delle riflessioni.

IL RIFIUTO DEL MATRIMONIO FORZATO

Secondo le Giudici, Saman sarebbe stata uccisa, non per essersi ribellata al matrimonio forzato, che per la Corte appare semmai definibile come combinato, ma perché quella sera, i genitori avevano scoperto che la stessa aveva ancora una relazione con un ragazzo diverso da quello scelto da loro e perché aveva intenzione di allontanarsi nuovamente da casa.

ASSISTENZA SOCIALE E RICHIESTA DI AIUTO

Era stata infatti proprio Saman, in una disperata richiesta di aiuto, a contattare l’assistente sociale il 9 novembre 2021, perché aveva sentito i genitori parlare del matrimonio, programmato per il 17 novembre 2021. L’assistente sociale aveva fissato con lei un colloquio il giorno successivo, nel corso del quale la ragazza le aveva detto “ti prego aiutami”, accettando la messa in sicurezza in una struttura a indirizzo segreto, avvenuta il 13 novembre 2021.

LE STORIE SIMILI A QUELLA DI SAMAN

Molte vittime dei matrimoni forzati sono ragazze di seconda generazione, letteralmente scisse tra la cultura che hanno assorbito vivendo nel nostro Paese e che le porta a voler rivendicare i loro diritti e quel sistema “valoriale” che hanno ereditato e che altre donne, prima di loro, hanno accettato. Queste storie sembrano avere tutte un filo comune, che è la necessità, il tentativo di ribellarsi a un matrimonio forzato, indipendentemente da quelli che possono essere i progetti di ognuna in termini di autodeterminazione.

CONCLUSIONE

Proprio per questo individuare nel matrimonio forzato il movente alla base del femminicidio di Saman, partendo proprio dalle sue dichiarazioni, da quelle parole che ha lasciato come testamento quando era ancora in vita forse avrebbe legittimato, come appare imprescindibile, le sue scelte di autodeterminazione, senza renderla, anche da morta, in parte responsabile della condanna che altri le hanno imposto. Vedere nel matrimonio forzato il movente di questo come di purtroppo altri femminicidi, avrebbe potuto dare speranza a quelle sopravvissute che stiamo cercando di sostenere.

Queste storie sono solo alcune delle tante che si celano dietro a episodi di violenza e oppressione. È necessario continuare a dare voce a chi non può parlare, a difendere i diritti di chi è costretto al silenzio. Solo così possiamo sperare in un mondo più giusto e equo per tutti.

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