Magyar, l’astro ungherese della squadra nazionale, affronta la sfida per le europee con determinazione

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A meno di un mese dalle elezioni europee, col vento di destra populista e sovranista che soffia su tutto il Vecchio Continente (da Le Pen in Francia alla Slovacchia di Fico), L’Ungheria di Viktor Orban potrebbe riservare qualche interessante sorpresa. La spina nel fianco dei vertici di Bruxelles, quella che in molti considerano una piccola enclave mitteleuropea fatta di filoputinismo, autarchia muscolare e torsione illiberale, sembrerebbe essere stanca della piega presa sinora. Dagli ultimi sondaggi, infatti, il partito del premier, Fidesz, viene accreditato intorno al 45% dei consensi: un dato in calo dell’8% rispetto alla precedente tornata del 2019. Se alle urne si dovesse confermare questo risultato, per Orban si tratterebbe della peggior performance elettorale degli ultimi dieci anni.

A cosa si deve questo apparente calo? Principalmente, tutta colpa di Péter Magyar, astro nascente della politica nazionale, che da ex alleato e membro di Fidesz, sta macinando consensi nell’opposizione e si pone l’obiettivo di catalizzare intorno alla sua figura tutte le tendenze ostili al premier in carica (da ben 14 anni). Apparso sulla scena quasi in silenzio, complice un’audace iniziativa politico-giudiziaria con cui ha lanciato la sfida a Orban, Magyar ha dato vita a Tisza, il suo nuovo movimento, ora valutato intorno al 25% dei consensi. Si tratta, è vero, di una ventina di punti sotto Fidesz; ma è comunque un risultato considerevole, pensando sia alla rapida crescita del favore degli elettori e, soprattutto, all’effetto avuto sull’intera opposizione, con partiti piccoli, deboli e privi di figure carismatiche. Intanto, il leader di Tisza ha annunciato che presenterà dodici candidati alle elezioni del 9 giugno, con Magyar capolista. Il suo partito, che si colloca nei Popolari europei, ha anche comunicato che presenterà quattro candidati alle comunali per Budapest.

MAGYAR, SONDAGGI IN CRESCITA E PIAZZE PIENE

Solo una settimana fa, a inizio mese, a Debrecen, nevralgico centro industriale e seconda città del Paese, cruciale bacino di voti di Orban, ben 10mila persone hanno partecipato a un’imponente manifestazione di sostegno a Magyar, il quale ha descritto l’evento come la più grande parata politica di campagna nella storia recente del Paese, ultima tappa di un tour elettorale con cui il brillante e giovane politico vuole mobilitare il cuore rurale dell’Ungheria. “Oggi la stragrande maggioranza del popolo ungherese è stanca dell’élite al potere, dell’odio, dell’apatia, della propaganda e delle divisioni artificiali”, ha scandito Magyar, ribadendo che “gli ungheresi oggi vogliono cooperazione, amore, unità e pace”. La folla lo ascoltava sventolando bandiere nazionali con i nomi delle città e dei villaggi del Paese.

LA PRESUNTA VICENDA DI CORRUZIONE SVELATA DA MAGYAR, CHE COINVOLVE LA SUA EX MOGLIE

Il paradosso è che i guai, per Orban, potrebbero venire proprio da una vicenda di corruzione e di mancata difesa dell’infanzia (stando alle accuse di Magyar); vale a dire, due capisaldi dell’immaginario politico-identitario del premier ungherese. La svolta impressa dal suo governo ultraconservatore, contrario a mandare aiuti a Kiev e votato alla difesa dei valori tradizionali (famiglia “naturale”, opposizione all’aborto e ai diritti della comunità Lgbtqia+), lo ha mandato a sbattere contro una torbida storia di coperture, scandali e segreti che hanno già avuto gravi conseguenze: l’eclissi di Katalin Novàk, ex presidente della Repubblica, e Judit Varga, ex moglie di Magyar, già ministra della Giustizia nel governo Orban e dimessasi dal Parlamento di Budapest per candidarsi alle europee.

Complice un’inchiesta giornalistica, è emerso che un uomo, condannato per complicità in un caso di abusi sessuali su minori, sia stato graziato dalle due donne, la prima in qualità di capo dello Stato, la seconda in qualità di ministra della Giustizia. Nonostante i due passi indietro, di Novak e Varga, il leader di Tisza entra in scena e sfodera dal cappello un vero e proprio “asso”: una registrazione, fatta all’insaputa dell’ex moglie (sono stati sposati fino all’anno scorso), che proverebbe il coinvolgimento di alcuni membri del governo in un giro di corruzione. Altro che onestà, protezione dell’infanzia e correttezza istituzionale, insomma. La miscela esplosiva è pronta, Magyar va in tribunale e attacca, nonostante l’esecutivo di Budapest sia corso ai ripari, inasprendo le pene contro la pedofilia.

L’EXPLOIT DI TISZA E GLI EFFETTI SUL VOTO EUROPEO (A POCHI GIORNI DALLA VISITA DI XI)

Ormai ex membro di Fidesz, il giovane avvocato porta in piazza per settimane decine di migliaia di manifestanti, non solo a Budapest (in mano all’opposizione) ma anche negli altri centri agricoli e industriali del Paese. Oggi Tisza è, di fatto, il principale partito di opposizione in Ungheria, un vero “miracolo” se si pensa a quando è stato fondato. Altro dato non trascurabile, il fatto che il partito di Magyar sembri fare breccia tra gli indecisi e gli astenuti, tutto a discapito di Fidesz, che non risulta più attrattivo (anche se ha una base elettorale ancora forte, soprattutto nelle campagne).

Va ricordato, dato non piccolo, che questi andamenti elettorali si registrano a pochi giorni dalla storica visita del presidente cinese Xi Jinping in Ungheria (l’ultima volta risaliva a vent’anni fa), a 75 anni dall’avvio delle relazioni diplomatiche Pechino-Budapest. Una missione festeggiata con la conclusione di accordi bilaterali in ampi e numerosi settori, dall’agricoltura ai trasporti, dalle relazioni culturali allo sport fino ai media. Ferrovie, centrali, oleodotti, voli di linea: così facendo, la Cina si avvia a diventare il secondo Paese investitore in Ungheria dopo la Germania. Il presidente cinese è ripartito con 18 accordi commerciali o dichiarazioni di intenti firmate, e un valore complessivo di progetti, già in corso o nei piani futuri, di 160 miliardi di euro.

Si vedrà, insomma, cosa succederà dopo il 9 giugno (e se, tra l’altro, risulterà eletta Ilaria Salis, la militante antifascista, in carcere a Budapest con l’accusa di aggressione a militanti neonazisti: in attesa di processo è trattata come se fosse stata già condannata e fosse meritevole solo di scontare la sua pena, in catene e in celle buie e fredde). Si vedrà quale sarà il risultato di Orban e del suo partito e come esso inciderà sulla presidenza di turno del Consiglio dell’Ue, che per l’Ungheria comincia il 1° luglio.

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