L’Unione Europea guarda a Draghi per evitare crisi incombenti

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MARIO DRAGHI E IL RAPPORTO SULLA COMPETITIVITÀ EUROPEA: UNA VISIONE ILLUMINATA

Sabella, quelle di Mario Draghi sono indubbiamente considerazioni che volano molto alto, vista anche l’eco che gli è stata riservata e tenuto anche conto che preannunciano alcuni contenuti del suo importante rapporto sulla competitività. C’è qualcosa in particolare che l’ha colpita?

Mario Draghi è certamente un grande interprete del nostro tempo. Per dirla con Hegel, oggi Draghi incarna lo spirito del mondo, della globalizzazione di ieri e di oggi. Non dimentichiamoci che il suo “whatever it takes” è stato decisivo per la tenuta dell’Unione negli anni della crisi del debito e che lo stesso Obama, quando gli USA erano chiamati a scelte difficili dopo il crollo di Lehman Brothers, diceva ai suoi “chiamate Mario”. Mario era naturalmente il presidente della BCE. Questo dovrebbe intanto inorgorglirci come italiani e, anche, dirci che ci siamo anche noi nell’elite del potere europeo e mondiale. La stessa Giorgia Meloni pare esserne consapevole e non dispiaciuta di poter contare su Mario Draghi. Mi ha colpito, in sintesi, la lucidità di Draghi e il suo acume nel comprendere i grandi cambiamenti del tempo travagliato che stiamo vivendo. E poi ho apprezzato molto il passaggio iniziale, quello sui salari.

IL RUOLO DEI SALARI NELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA ED ENERGETICA

Al tema del salario, lei ha dedicato il suo ultimo libro – L’energia del salario, Rubbettino 2023) – può spiegare meglio questo punto?

Draghi, in buona sostanza, ha detto che l’Europa ha cercato di competere con USA e Cina sul piano del contenimento dei salari, col risultato di indebolire la domanda interna e il suo modello sociale. Ecco, nel mio libro che lei cita io sostengo che i programmi di Transizione ecologica ed energetica hanno possibilità di realizzarsi se si interviene proprio sul potere d’acquisto. Questo perché, già lo vediamo, ciò che produciamo va nella direzione di costare di più, per aspetti legati all’inflazione e, anche, perché sul prodotto “green” ricadono i costi della trasformazione dell’industria. In sintesi, non vi sarà nessuna transizione senza crescita del potere d’acquisto. Anche perché, tutte le economie avanzate stanno sforzandosi di consolidare la domanda interna. Bene, il prodotto europeo è più caro di quello che importiamo. Non vi è alternativa, quindi, a intervenire sul livello delle retribuzioni.

IL CAMBIAMENTO RADICALE NECESSARIO PER L’EUROPA

Prima faceva cenno ai cambiamenti del tempo travagliato che stiamo vivendo. A cosa si riferisce in particolare?

Al di là delle guerre che stanno dilaniando alcune zone del mondo e spaventando l’intero globo, mi riferisco al fatto che vi sono risposte che arrivano da USA e Cina e che seguono alla crisi della globalizzazione – acuita da pandemia e guerra – che sono molto importanti per il futuro dell’economia. Draghi le ha bene in mente, vede le disparità createsi in ragione di attori (USA e Cina) che decidono e intervengono in tempi rapidissimi mentre la nostra UE resta ferma. In particolare, se pensiamo all’Inflaction Reduction Act (IRA) degli USA, stiamo parlando di un programma che ormai ha quasi due anni e che è in grado di spostare gli equilibri, perché aumenta l’attrattività degli USA per gli investimenti anche europei. Possibile che in due anni, appunto, non abbiamo capito che è necessaria una misura simile anche per noi? Altrimenti, rischiamo di non essere altrettanto attrattivi per investitori e attività produttive.

IL MONDO STA CAMBIANDO RAPIDAMENTE: LA RICHIESTA DI CAMBIAMENTO RADICALE

A questo proposito, Draghi dice “il mondo sta cambiando rapidamente e ci ha colto di sorpresa”…

Draghi usa queste parole per garbo e rispetto nei confronti delle Istituzioni europee. Come dice in un altro passaggio del suo discorso, le scelte che l’Europa ha fatto e gli interventi che ha attuato sono progettati per “il mondo di ieri”. Stiamo parlando del mondo pre-Covid, pre-Ucraina, pre-conflagrazione in Medio Oriente… “prima del ritorno della rivalità tra grandi potenze” dice Draghi. Ma la rivalità tra grandi potenze eme…

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