Due bombe, esplose a circa venti minuti di distanza, mentre la folla si stava radunando nei pressi della tomba del generale Qassem Soleimani, in Iran, hanno ucciso oltre 100 persone. Altre 200 sono rimaste ferite in quello che è stato l’attacco più mortale nel Paese dalla Rivoluzione islamica del 1979. Le esplosioni sono avvenute nella città di Kerman, a circa 820 chilometri a sud-est della capitale Teheran, a quattro anni dalla morte del capo della Forza Quds della Guardia Rivoluzionaria, ucciso dagli Usa in un attacco con droni nel gennaio del 2020.
L’Unione europea ha condannato “con la massima fermezza l’attacco” e ha espresso “la propria solidarietà al popolo iraniano”, e lo stesso ha fatto il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. L’Iran ha diversi nemici che potrebbero essere dietro l’attentato, tra cui gruppi di esuli, organizzazioni militanti e attori statali. Israele ha compiuto attacchi in Iran per il suo programma nucleare, ma ha condotto omicidi mirati e non bombardamenti di massa. Gruppi estremisti sunniti, tra cui lo Stato Islamico, hanno condotto in passato attacchi su larga scala che hanno ucciso civili nell’Iran a maggioranza sciita, anche se non nella relativamente pacifica Kerman.
Nel contesto delle proteste e delle tensioni all’interno del Paese, l’attacco ad Kerman è un duro colpo alla stabilità dell’Iran, alimentando ulteriori divisioni e disordini interni. Allo stesso tempo, esso evidenzia la potenziale minaccia che il Paese continua a subire da parte di vari attori e gruppi, sia all’interno che all’esterno dei suoi confini.
Secondo fonti ufficiali, le esplosioni sono avvenute mentre centinaia di persone si radunavano per rendere omaggio a Soleimani, che è stato l’architetto delle attività militari regionali dell’Iran ed è acclamato come un’icona nazionale tra i sostenitori della teocrazia iraniana. La sua morte avvenuta nel 2020 ha aumentato le tensioni tra Iran e Stati Uniti, contribuendo a un escalation di incidenti che ha seguito il ritiro unilaterale degli Usa dall’accordo sul nucleare iraniano.
Inoltre, l’Iran è stato teatro di numerose proteste di massa e agitazioni sociali, spesso rese esplosive dal malcontento nei confronti del governo e delle istituzioni. La morte della giovane Mahsa Amini nel 2022 ha scatenato una serie di dimostrazioni contro la violenza e la repressione, minando ulteriormente la stabilità del Paese.
Tutto ciò avviene in un contesto geopolitico internazionale sempre più teso, con l’Iran coinvolto in conflitti e alleanze non solo nel Medio Oriente ma anche a livello globale. Le relazioni con Israele, gli Stati Uniti, la Russia e altri attori internazionali sono costantemente al centro di controversie e tensioni, influenzando la situazione interna e aumentando il rischio di attentati e violenze.
A fronte di tutto questo, l’Iran si trova di fronte a sfide enormi e a una serie di pericoli costanti, che richiedono un impegno congiunto da parte della comunità internazionale e delle istituzioni regionali per mitigare le tensioni e promuovere la stabilità. Allo stesso tempo, è necessario un’approfondita indagine sull’attentato a Kerman, al fine di individuare i responsabili e prevenire future tragedie simili.
In conclusione, l’attentato a Kerman rappresenta una grave violazione dei diritti umani e della sicurezza internazionale, che richiede una risposta concreta e coraggiosa da parte della comunità internazionale. Solo attraverso una collaborazione internazionale e un impegno congiunto sarà possibile contrastare il terrorismo e promuovere la pace e la sicurezza in Iran e nel mondo.
